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Velocizzare un sito web: il TTFB in un caso pratico

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Torno a scrivere su Webhouse dopo una pausa estiva dall'ultimo articolo, nel quale avevo parlato di HTTPS e dei suoi "abusi" dettati da logiche di marketing. Vorrei oggi parlarvi di un problema con cui mi sono scontrato durante l'estate, relativamente alle prestazioni di un sito web, in particolare legato alla lentezza nella fase di pre-carica del sito.

Vi anticipo di cosa si tratta, così come veniva rilevato sul sito in questione dal tool per la velocità di Pingdom: in pratica, analizzando le prestazioni sulle pagine, si verificava una lunga attesa non appena veniva digitato l'indirizzo, prima ancora di ricevere qualsiasi dato dalla pagina.

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Ma partiamo dall'inizio, in modo da capire esattamente di cosa si tratta.

Ciò che viene definita in modo intuitivo come "velocità del sito" in fase iniziale che cosa rappresenta? In altri termini, quanto tempo trascorre prima che l'utente possa iniziare a vedere qualcosa dalla pagina?

Come verificare la velocità?

Il modo più banale per misurare la velocità di un sito è quello di digitare l'URL di interesse all'interno di uno dei tantissimi tool di misurazione (i miei preferiti, per inciso, sono il PageSpeed Insights e i Pingdom Tools) disponibili in rete.

La prima cosa che bisogna tenere presente, a questo punto, è che queste misure sono soggette a errore (non sono sempre precise, o meglio non riflettono al 100% ciò che "vivrà" l'utente medio), e soprattutto possono cambiare sensibilmente in base alle impostazioni interne del nostro sito.

I fattori principali che possono influenzare la velocità sono, in genere:

  • DNS
  • database
  • plugin di cache
  • plugin di altro genere, specie se attivi su tutte le pagine e/o basati su cron-job
  • chiamate a file esterni JS/CSS e/o chiamate HTTP interne
  • altre impostazioni specifiche, solitamente lato server (Apache, NGINX ecc.).

Su ognuno di essi, con varie politiche, si tende a intervenire caso per caso; come vedremo, solo alcuni di questi influenzano la fase iniziale di pre-carica, che in termini tecnici è chiamata spesso Time-To First Byte.

Come si misura la velocità di un sito?

Il tempo di caricamento del sito è frutto di un insieme di fattori e può essere scomposto in appositi diagrammi di Gantt, ovvero grafici a barre in cui l'ascissa rappresenta solitamente il tempo trascorso e l'ordina, riga dopo riga, le varie attività. Mutuando la notazione dal project managment, in sostanza, tali diagrammi danno un'istantanea a campione di ciò che il sito "fa" quando arriva una richiesta da un client.

Sfruttando il tool di Google, ci verrà presentato un report sintetico con una valutazione in centesimi (da 90/100 in poi è considerato un sito "veloce"), con una serie di consigli per migliorare le prestazioni. Con il tool di Pingdom, invece, apparirà una vista sintetica che rappresenta grado di performance, numero di richieste, tempo di caricamento e "peso" in Kb della pagina, e in basso il diagramma di Gantt, appunto, con i singoli file caricati (HTML, CSS, JS, ecc.) per riga e il tempo che impiegano.

Il TTFB riguarda tutto quello che viene svolto dal sito "dietro le quinte", ovvero nelle prime righe del diagramma di Gantt.

Individuare il TTFB

Evito per brevità di discutere le ottimizzazioni che si possono eseguire a livello di JS, cache, meccanismi di minify, e via dicendo: vorrei solo concentrarmi sul TTFB o, per intenderci, il tempo che intercorre tra richiesta della pagina e invio del tag di apertura <html>.

Sulla prima riga del tool di Pingdom, infatti, c'è un parametro molto importante, che corrisponde grossolanamente (l'approssimazione ci serve per trattare agevolmente l'argomento) al TTFB (Time-To First Byte), cioè (Wikipedia):

il tempo necessario, dal punto di vista di un utente virtuale che effettua una richiesta, perché il primo byte della pagina web venga ricevuto dal browser. Tale tempo è pari alla somma del tempo di connessione, quello di invio e quello di ricezione della richiesta HTTP.

A livello pratico, il sito che avevo appena realizzato (con appena un paio di plugin attivi e pochissime opzioni abilitate) su un hosting condiviso italiano, dava questo responso: oltre 12 secondi di attesa per la sola startup, un tempo davvero enorme e decisamente sospetto.

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Ottimizzare il TTFB del sito: una possibile soluzione

Per capire quanto possa essere "tragica" questa situazione, pensiamo che l'utente medio debba attendere questo tempo senza poter fare nulla, e nel frattempo veda una pagina vuota, col rischio che ripieghi sulla concorrenza, chiuda la pagina e non ci ritorni più in futuro. In effetti avevo notato anche col mio browser che il tempo di risoluzione della pagina era davvero molto lento all'inizio: come se andasse in stallo, e poi solo dopo "averci pensato" fornisse la pagina a prestazioni, per il resto, del tutto ordinarie.

Il sito in questione era fatto in WordPress, e ripensando un attimo al processo di boot di un blog con questa tecnologia (descritto splendidamente in un post di theme.fm, un po' datato ma valido nell'essenziale) ho provato a disattivare tutti i plugin, per capire se potesse dipende da questo. È il primo tentativo da fare in questi casi: se il TTFB si riduce dopo la disattivazione, dovreste valutare di ridurre o usare plugin diversi, perché (prendetelo come punto di vista, e non come "legge") rallentare un sito per colpa di un plugin è, salvo casi particolari, assolutamente da evitare.

In linea di massima, ciò che cambiava le prestazioni del TTFB era legato alla pre-carica che veniva effettuata dal sito, in particolare WP non fa altro che fare il pre-load in memoria di tutto quello che gli serve. Disattivando tutti i plugin per qualche istante, e riprovando a fare il test, il tempo di pre-carica si è ridotto alla normalità (qualche millisecondo), e ho capito che probabilmente quel componente faceva a pugni con la mia attuale configurazione.

Ho rimosso il plugin critico (nel mio caso era SEO Yoast, non proprio un plugin di nicchia, insomma), sostituito con uno equivalente, e il problema della pre-carica è stato risolto.

Avrei anche aperto un thread sul forum di WordPress, ma poi ho scoperto che ce n'è già uno di qualche anno fa, che propone un problema simile a quello che ho presentato, e che non ha mai ricevuto feedback dagli sviluppatori. Difficile accertarsi, comunque, se sia stata una combinazione di fattori differenti a provocare la cosa, o se effettivamente sia stato il celebre plugin SEO a creare questo problema.

Se avete avuto anche voi problemi del genere, possiamo parlarne nei commenti.

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Pronto per la decima edizione del Search Marketing Connect?

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La squadra di gt idea ti aspetta a Milano!

Torna il Convegno Nazionale sul Search Marketing.
Alla sua 10° edizione, Search Marketing Connect si terrà il 20 e il 21 novembre a Milano: due giornate di Search Engine Optimization, Search Engine Advertising, E-commerce, Web Analytics e Content Marketing.

[tweetthis]Ti aspettiamo al Search Marketing Connect il 20 e 21 novembre![/tweetthis]

Il futuro della comunicazione web.

Il mondo della comunicazione, lo sappiamo, si sta evolvendo alla velocità della luce, dunque 30 ore di formazione sul futuro del search marketing sono irrinunciabili per chi lavora nel web.
In questo convegno scoprirai le nuove tecniche del search marketing e riceverai utili consigli per gestire al meglio la tua professione.

I relatori.

Proprio così: la squadra di gt idea ha ideato un convegno dove professionisti italiani e stranieri condivideranno con te tecniche e strategie di marketing basate sulle loro esperienze.
Ascolterai Aleyda Solis, Alex Moss, Barry Adams, J​an-Willem Bobbink, Enrico Altavilla, Gianluca Fiorelli, Matteo Monari, Marco Quadrella e molti altri.

Leggi qui il programma!

Oltre i confini nazionali.

“P​er questa decima edizione abbiamo deciso di fare cambiamenti importanti: dal cambio nome all’apertura internazionale. Un passaggio dovuto e frutto di un percorso di innovazione costante realizzato grazie alla connessione con le persone e i relatori che da anni si adoperano per la crescita del Search Marketing”​, afferma Cosmano Lombardo, CEO di g​t idea.​

E compreso nel biglietto…

Avrai

  • videoregistrazioni e slide degli interventi
  • pranzi, birra e coffee break
  • attestato di partecipazione
  • discussioni con i relatori attraverso la piattaforma Master Club.

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Non solo un convegno.

Search Marketing Connect non è un semplice convegno, infatti, ma la tua occasione di incontrare chi, come te, ama il suo lavoro e vuole approfondire i temi caldi del search marketing, conoscere le novità e scambiare idee.
I relatori si alterneranno tra le sale con Conferenze, Seminari, Workshop, International Workshop e la Plenaria, e anche quest’anno uno slot sarà dedicato ai C​EO delle principali web agency italiane,​ che spiegheranno come si sta evolvendo il settore e come le aziende possono sfruttarlo strategicamente.

Partner e sponsor.

Radio 105, Radio Montecarlo, Virgin Radio, Boraso, Find, rsw Studio, Nur, Zenzero, SemRush, Stravideo, Melascrivi, Hoepli, Flaccovio Editore, dns Hosting, SeoZoom, By Tek e Mailup. Non male eh?!

La squadra del Search Marketing Connect ti aspetta il 20 e il 21 novembre all’Hotel Michelangelo, prenota il tuo posto!

Resta connesso con #​SMConnect!

Pronto per la decima edizione del Search Marketing Connect? - Webhouse.

Realizza una mood board per aiutare il processo creativo

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Nel lavoro del designer, uno degli obiettivi principali è quello di trasmettere una sensazione, un concetto o uno stato d'animo in quello che stai creando.

Può capitare però che, nonostante un buon brief e un confronto approfondito, non riusciamo a interpretare correttamente quali sono i desideri e le aspettative del nostro cliente, trovandoci, ahimè, a dover ripensare tutto il progetto.

Coinvolgere il cliente nel processo di creazione prima di spendere ore nel realizzare un fantastico pixel-perfect design, è fondamentale per evitare queste situazioni. Il primo step nella realizzazione di un progetto, può essere quello di realizzare una mood board.

Che cos'è una mood board?

Una mood board (dall'inglese mood "umore" e board "tavola") consiste in un collage di immagini, disegni, illustrazioni, colori, texture e qualsiasi altra cosa consenta di definire la direzione che vogliamo dare al nostro progetto.

Le mood board vengono utilizzate in diversi campi del design: nell'interior design con piantine, campioni di colore, di vernice e texture, per mostrare che tipo di atmosfera creerà il nuovo arredamento; oppure nel campo della moda con immagini, schizzi e ritagli di tessuto, per fornire un'idea delle sensazioni che evocherà il prodotto e mostrare a cosa si ispira.

[caption id="attachment_31718" align="aligncenter" width="800"]Nicolas François Dall'intervista ad un'ex product designer di Louis Vuitton, Nicolas François su abduzeedo.com[/caption]

Nel web design l'utilizzo di una mood board può essere utile per stabilire l'estetica del sito web: forme, texture, pattern, colori, tipografia e tutti gli elementi che andranno a definire stile e caratteristiche del progetto.

Perchè usare una mood board?

Il momento migliore per fare un mood board è nelle prime fasi del progetto, quando lo stile del design non è ancora definito. Dedicarsi alla creazione di una mood board per un prodotto che ha già un suo stile, sarebbe inutile e creerebbe confusione, a meno che non si sta pensando a un restyling.

Iniziare la progettazione con una mood board è una buona idea per due motivi.

  1. Aiuta il designer. Soprattutto nelle fasi iniziali di creazione, la nostra testa è un turbine di idee, immagini e sensazioni. Siamo esaltati dall'inizio di un nuovo progetto ed è facile che la nostra mente tenda a vagare in direzioni diverse. Creare una mood board ci aiuta a verificare che tutti gli elementi siano coerenti tra di loro e a eliminare quello che risulta di troppo.
    Nel caso in cui si trovino a collaborare insieme più figure professionali, ad esempio un team di lavoro, l'uso di una mood board aiuta a "mettere tutti d'accordo" e ad allineare la percezione generale del progetto.
  2. Aiuta il cliente. Una mood board permette di presentare al cliente una prima visione dello stile e delle sensazioni che evocherà il prodotto finito e a verificare che si sta procedendo nella direzione giusta prima di andare troppo avanti con il lavoro. In questo modo si evitano equivoci e si possono risolvere potenziali problemi prima che diventino più grandi, risparmiando frustrazione, tempo e denaro.
    Inoltre, coinvolgere il cliente nel processo di creazione, magari includendo alcune delle sue preferenze personali, lo aiuta a sentirsi partecipe del progetto e a confidare in voi perché state tenendo conto delle sue esigenze e del suo punto di vista.

Come creare una mood board

Ora che abbiamo capito l'importanza di realizzare una mood board, vediamo come crearne una.
Ci sono alcuni punti chiave da tenere in considerazione: formato, layout, colore e tipografia.

FORMATO

Possiamo scegliere di realizzare una mood board digitalmente, ma anche di stampare o ritagliare immagini e altri elementi e attaccarli su una bacheca. Le mood board fisiche, in genere, si sposano meglio con progetti che riguardano la creazione di oggetti reali, dove è importante aggiungere elementi che trasmettano anche la sensazione tattile.

[caption id="attachment_31732" align="aligncenter" width="450"]How to Present A Board to Your Interior Design Client How to Present A Board to Your Interior Design Client[/caption]

Al contrario, nel caso di un progetto di web design o branding è consigliabile optare per una mood board digitale, restando coerenti con il prodotto che andrai a realizzare.

LAYOUT

Anche la disposizione delle immagini definisce lo stile del progetto. Possiamo scegliere una composizione più lineare e formale, che trasmette precisione e cura dei dettagli, oppure optare per lo stile collage, che punta più sulle emozioni ed emana la sensazione di una cosa "fatta a mano".
Quest'ultimo è molto usato nel mondo della moda, mentre per il web design e il branding si tende a preferire la prima soluzione, con composizioni molto pulite e strutturate su una griglia, che aiutano il cliente a concentrarsi sui singoli elementi.
Dobbiamo cercare di inserire tutti i contenuti su una pagina sola, selezionando solo le immagini migliori, o rischieremmo di interrompere il flusso e rendere la composizione frammentata.

COLORE

Il colore gioca un ruolo di primaria importanza perché è il primo elemento che va a influenzare il look and feel del progetto. Oltre a selezionare dei campioni colore, anche le immagini che utilizziamo devono mantenere le stesse tonalità.  È bene escludere immagini con colori diversi, anche se rappresentano lo stile che cerchiamo, al fine di non creare confusione.

[caption id="attachment_31734" align="aligncenter" width="450"]Mood board per un brand che si occupa di nutrizione e benessere Mood board per un brand che si occupa di nutrizione e benessere[/caption]

TIPOGRAFIA

Infine, come in ogni progetto grafico, anche la tipografia è una parte vitale dello stile che vogliamo trasmettere: è bene quindi includere nella nostra mood board degli esempi dei caratteri che vogliamo utilizzare nel nostro progetto, soprattutto nel caso in cui vogliamo utilizzare un font d'effetto.

[caption id="attachment_31736" align="aligncenter" width="450"]delight Moodboard per il sito web del College Delight Ministries[/caption]

Da dove iniziare?

Pinterest è una miniera d'oro se stai cercando inspirazione per realizzare la tua mood board. Esistono anche moltissimi template gratuiti da scaricare. Ricordati, però, che non sempre ti trverai davanti un cliente pronto a comprendere quello che gli stai mostrando. È bene, perciò, unire oltre alla parte visuale anche una spiegazione di quello che hai creato e dell'utilità che può rivestire ai fini del progetto.

Che ne pensi? Utilizzi le mood board? Attendiamo il tuo parere: scrivici nei commenti!

Realizza una mood board per aiutare il processo creativo - Webhouse.

Whatsapp e Telegram a servizio del turismo

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whatsapp e telegram

Il mondo del web è sempre in evoluzione lo sappiamo, e la tecnologia internet permette oggi di comunicare in maniera rapida, a costo zero (quasi sempre) e praticamente da tutto il globo, dove è presente una connessione web. :)

Una delle applicazioni per smartphone che sta prendendo campo in ambito turistico/alberghiero è Whatsapp, l’ormai celeberrima app che conta milioni di utenti al mondo (500 mln - fonte blog Whatsapp), sviluppa un traffico impressionante di messaggi al giorno e ha ormai ha superato di gran lunga i “tradizionali” SMS.

Capite dunque il potenziale di questo canale di comunicazione? E il fatto che questa applicazione sia stata acquisita da Facebook, farebbe sperare ulteriori interessanti sviluppi.

Da strumento di comunicazione a strumento di lavoro

Whatsapp pertanto diventa uno strumento vero e proprio di lavoro, e come tale si apre con tantissime opportunità a un mercato in divenire.

Una prima sperimentazione che ha dato ottimi risultati utilizzando Whatsapp per le prenotazioni alberghiere è avvenuta in Romagna (guarda caso, una regione molto "avanti" in ambito alberghiero e dell' accoglienza) in un portale turistico www.info-alberghi.com, dove il potenziale cliente, una volta scelta la struttura, ha la possibilità di richiedere informazioni o prenotare attraverso l’applicazione. Ora varie strutture lo hanno inserito.

[gallery link="file" ids="31994,31993,31992"]

Dalle statistiche di questo portale è emerso che durante la stagione estiva i messaggi ricevuti dalla struttura-test sono aumentati, contando nei momenti di picco fino a 10 richieste giornaliere e più di 200 richieste complessive, con un numero di prenotazioni effettuate maggiore rispetto a quelle fatte via telefono. Magie di internet?

Forse, ma il fatto si spiega perché in generale i messaggi istantanei sono considerati più “friendly”, meno invadenti della telefonata o della email, per cui ci si affida a questo mezzo di comunicazione con più facilità.

Le opportunità dunque sono tantissime, a costo zero (sia per la struttura che per il potenziale cliente) e per tutti gli utenti del globo! Oggi come oggi non è poco poter sfruttare queste tecnologie, ad esempio per ricevere prenotazioni dall’estero, farsi inviare file multimediali o altro in modo semplice e in diretta.

Whatsapp per la gestione dell'azienda e del personale

Una funzionalità molto comoda di Whatsapp è la creazione di gruppi di utenti, grazie alla quale l’hotel potrà ad esempio:
•    raggruppare per tipologia anche i vari clienti (già acquisiti o meno) e le richieste ricevute,
•    effettuare del customer care/follow-up dedicato (anche dopo il soggiorno),
•    creare un gruppo relativo allo staff per le comunicazioni interne, suddiviso per reparti, (ad esempio problemi legati alla struttura, riunioni, manutenzione, sala, cucina, ecc.).

Se la struttura è di grandi dimensioni o ha più sedi, Whatsapp è sicuramente un’ottima soluzione per migliorare la gestione e la comunicazione con il personale, con conseguente beneficio alla qualità del servizio e quindi alla soddisfazione dell’ospite.

TIP

È possibile utilizzare Whatsapp anche dal proprio computer su desktop, cercando l’applicazione e scegliendo dal menù "web whatsapp".
Al link https://web.whatsapp.com/ dal computer è sufficiente scansionare con il proprio smartphone il codice QR che appare sullo schermo e il gioco è fatto! Si avrà la possibilità di scrivere comodamente dalla propria postazione di lavoro e il telefono sarà sincronizzato con il pc, consentendo anche l'invio di file multimediali.

web whatsapp

Telegram, evoluzione della messaggistica

Un'ulteriore evoluzione è data da un’altra app di messaggistica, la quale abbatte alcune barriere che invece rappresentano un limite per Whatsapp. Stiamo parlando di Telegram, che offre possibilità di interazione con i clienti ancora più ampie. Non necessita di conoscere obbligatoriamente il numero di telefono del cliente o di averne uno dedicato all’hotel. Può inviare e rendere disponibili file fino a 1,5 GB di dimensione (nemmeno Gmail arriva a tanto). È multipiattaforma e infatti è accessibile allo stesso account da più dispositivi (pc, smartphone, tablet ecc.).
Telegram permette anche di creare “canali” (simili ai gruppi) che l’utente può decidere di seguire o meno (circa come un feed rss), oppure di creare BOT automatici che rispondono automaticamente ad alcune richieste preimpostate. Quali? Ad esempio il meteo aggiornato della zona, o l’immagine della webcam, o la possibilità di chiedere l’invio di una mail da parte della reception sbizzarrendosi nella programmazione e molte altre cose. Certo, la diffusione di Telegram è al momento più limitata di Whatsapp, ma sta pian piano risalendo la classifica con circa 100 milioni di installazioni e 10 miliardi di messaggi al giorno (fonte blog Telegram).

Una cosa è certa, i servizi di messaggistica utilizzati in hotel offrono una versione elaborata e per certi versi raffinata del servizio customer e concierge, ma, come tutti i canali comunicativi, anche questi devono essere presidiati e utilizzati con un minimo di regole.

A parer nostro, però, possono semplificare lo scambio di informazioni tra struttura e cliente, soprattutto nelle fasi di arrivo alla destinazione e “ambientamento”, senza rubare troppo tempo agli addetti al ricevimento.

E voi che ne pensate di un utilizzo di Whatsapp per lavorare? Gestite anche voi i vostri clienti, preventivi o richieste attraverso questa applicazione?

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Come migliorare il checkout mobile del tuo sito web

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Secondo un'analisi lo scorso anno sono stati venduti più smartphone che computer. Alcuni profetizzano già la fine del web ed effettivamente sia Google che Facebook hanno di recente cambiato una parte dei loro algoritmi, il primo per privilegiare nei risultati delle ricerche i siti “mobile-friendly” e il secondo per incrementare la visualizzazione di contenuti commerciali e informativi da smartphone.

Qualunque sia la tua posizione è importante iniziare a dedicare al mobile la stessa cura e attenzione ai particolari che fino a qualche anno fa potevamo limitarci a dedicare solo alla versione desktop dei nostri siti.

Una cattiva esperienza utente potrebbe infatti influire sui risultati del tuo sito web specialmente se si parla di un e-commerce.

Il tuo sito mobile riceve molte visite ma poche conversioni? Una delle cause potrebbe essere un processo di checkout troppo complesso e che non ispira fiducia all'utente.

Vediamo insieme alcune tecniche e consigli per migliorarlo!

Includi solo i campi necessari

Nessuno ha voglia di compilare infiniti campi da desktop, figuriamoci da mobile.

Includi nel checkout solo i campi necessari cercando di rendere il processo più semplice possibile.

Cerca di ridurre i campi a una sola pagina, senza però andare a discapito dell'usabilità, quindi utilizza campi di testo e bottoni grandi.

Un ottimo esempio è il checkout mobile della catena di abbigliamento Zara, che presenta uno stile semplice, chiaro e pulito, e richiede solo i dati essenziali.

[caption id="attachment_32072" align="aligncenter" width="230"]Checkout mobile Zara Checkout mobile Zara[/caption]

Consenti il checkout come ospite

Anche se raccogliere i dati degli utenti è importante, forzare i nuovi utenti a creare un account è una delle maggiori cause di abbandono del carrello.

Molti utenti potrebbero non aver voglia di registrarsi, soprattutto se è la prima volta che visitano il tuo sito. Vogliono acquistare e farlo in modo semplice e veloce.

Una valida alternativa è quella di consentire il checkout come ospite e richiedere poi i dati alla fine della transazione.

Oppure si può scegliere di aggiungere la possibilità di login tramite social che permette di saltare la fase di registrazione.

Sempre Zara nel suo checkout mobile fornisce la possibilità di accedere o proseguire come ospite registrandosi dopo aver acquistato, mentre l'e-commerce di moda Asos in una sola schermata permette di fare i login tramite social, registrarsi o accedere.

[caption id="attachment_32078" align="aligncenter" width="460"] Checkout mobile Asos[/caption]

Dividi il processo in step

Articolare il processo di checkout mobile in piccole fasi aiuta l'utente a concentrarsi su quello che sta facendo, evitando errori, e consente di inserire delle barre di avanzamento del processo di acquisto, che rassicurano l’utente sulla fase in cui si trova e su quelle che lo aspettano successivamente.

Di seguito gli esempi di checkout mobile di La Feltrinelli e Dalani

[caption id="attachment_32089" align="aligncenter" width="490"]Checkout mobile Feltrinelli Dalani Checkout mobile Feltrinelli Dalani[/caption]

Rimuovi le distrazioni

Una volta che l'utente arriva nella fase di checkout, è perché ha intenzione di acquistare qualcosa. A questo punto il sito deve trasformarsi per concentrarsi solo sulla transazione, rimuovendo tutte le distrazioni e i link superflui che potrebbero distrarre l'utente dal processo di checkout, incluse barre di navigazione, widget, pubblicità e pulsanti dei social media.

Il sito di Topshop è un ottimo esempio, presenta solamente il logo che riporta alla pagina principale.

[caption id="attachment_32091" align="aligncenter" width="230"]Checkout mobile Topshop Checkout mobile Topshop[/caption]

Rassicura gli utenti

Gli utenti sono diffidenti quando si tratta di inserire i dati della loro carta di credito sui cellulari, per questo motivo è bene fornire il maggior numero possibile di rassicurazioni utilizzando tutte le accortezze del caso e l'iconografia giusta.

Molto consigliato è, inoltre, l'inserimento di sistemi di pagamento sicuro come PayPal, che oltre a dare fiducia all'utente evitano l'inserimento dei dati, rendendo il processo più veloce.

[caption id="attachment_32093" align="aligncenter" width="490"]Checkout mobile Zalando e Pimkie Checkout mobile Zalando e Pimkie[/caption]

Conclusioni

Oltre ai consigli precedenti, per un buon processo di checkout mobile, ma più in generale per una buona esperienza utente, è importante che le pagine si carichino velocemente e che il sito sia visualizzato correttamente su tutti i dispositivi. Lo sforzo sarà ripagato dai risultati!

Che ne pensi? Hai esperienze o suggerimenti che vuoi condividere? Scrivici nei commenti!

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Viral Marketing e tormentoni: quando è troppo

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Tutto ciò che è virale, oggi, sembra acquisire sempre di più le caratteristiche di una malattia vera e propria: arriva con potenza impetuosa, “impesta” per qualche giorno e, così come è arrivato, se ne va. Lasciandoci tutto un po' confusi e debilitati, comunicativamente parlando. Se il viral marketing 2.0 è quello che ormai conosciamo tutti, forse siamo entrati nella fase di viral marketing 3.0: quello che supera l'esagerazione, cadendo nel grottesco. Creando situazioni in cui il primo brand a sfruttare un evento a suo favore (uno su tutti Star Wars) può effettivamente aggiudicarsi il titolo di brand geniale mentre, a scalare, tutti i successivi saranno solo la fotocopia della fotocopia sbiadita del primo. Innescando il risultato opposto di quello sperato: ricadere nel rumore di fondo sempre più confuso invece che risaltare per una trovata geniale e, appunto, virale.
Cosa è successo con il tormentone Star Wars? E cosa è andato storto?
Proviamo ad analizzarlo seguendo le caratteristiche che rendono un contenuto virale.

  1. Una forte risonanza emozionale
    Sorpresa, paura, entusiasmo. Un contenuto che ha l'obiettivo di diventare virale deve ispirare una sorta di emozione che scalfisca il rumore di fondo. Ricordiamo tutti l'Ice Bucket Challenge che, per empatia, ha avuto risonanza mondiale. Il tormentone Star Wars, dall'altra parte, ha fatto leva sull'entusiasmo di milioni di fan in tutto il mondo in attesa dell'ultimo episodio della saga. Un count down globale a cui nemmeno i brand più piccoli hanno saputo rinunciare. La prima scintilla per il tormentone Star Wars era stata innescata.
  2. Un grande nome o una grande causa
    E fin qui, tutto liscio. Grandi nomi o grandi cause (come quella per l'Ice Bucket Challenge, appunto), hanno una probabilità molto più alta di risonanza. Da ricordare che in favore della ricerca per la SLA erano stati donati più di 100 milioni di dollari. Inutile dire che il fenomeno Star Wars non rientra in questi casi, ma il grande nome di una delle saghe di fantascienza più amate di sempre ha fatto da cassa di risonanza amplificata per ogni brand avesse intenzione di sfruttarlo.
  3. Semplicità
    Nonostante i budget sostanziosi dei brand internazionali, molto spesso ciò che goes viral è un video girato con uno smartphone, un'immagine presa da Internet ad alto impatto con una didascalia azzeccata, un tutorial per tagliare le unghie troppo lunghe al tuo fedele carlino. Insomma, less is more si è sempre detto, e anche nel viral marketing generalmente è così. Anche in questo caso il tormentone di Star Wars non fa eccezione, nel senso che la maggior parte dei brand che ha puntato su di esso per farsi notare difficilmente lo ha fatto con un video ad hoc, con una campagna di manifesti studiata da mesi. Ma lo ha fatto con un'immagine da condividere sui social adattata all'argomento. E allora via a spade laser, Darth Vader di tutte le forme, nazionalità e dimensioni, le battute del “lato oscuro” o del “sono tuo padre” usate e abusate, tanto da sembrare successivamente prive di significato, come quando si ripete dieci volte di fila una parola e suona totalmente non-sense. Semplici elementi perfettamente riconoscibili del film usati a ripetizione. E, in effetti, hanno funzionato. Per circa due secondi.

Cosa è andato storto, quindi, nel cavalcare l'onda Star Wars per fare del buon sano viral marketing?

Si parla solo di quantità? Insomma, lo sappiamo tutti che il troppo stroppia. Così come quella canzone che adoriamo ma alla decima volta che parte in loop su Spotify strappiamo le cuffie con violenza. Ma per quanto riguarda i tormentoni del marketing c'è qualcosa di più.

Si tratta dell'appiattimento totale della personalità di un brand. Se non addirittura un'uscita di marketing che va in totale contrasto con la personalità del brand.

Che la Ceres abbia sempre fatto dell'ironia sugli eventi circostanti, incastrandoli bene nel proprio modo di essere brand, si sapeva già. Ha seguito una propria linea, ha probabilmente dei copy con i contro-fiocchi, si è costruita nel tempo l'identità di marchio ironico, sensibile ai temi più attuali, con un tocco di irriverenza mai fuori dalle righe.
Un tormentone ironico e giocoso su Star Wars portato avanti da Ceres, in questo senso, non fa altro che rafforzare la linea di sempre. Stancherà, è ovvio, come tutti, ma non desterà troppi sospetti.

Plasmon_StarWars

Ecco, che lo stesso tormentone venga portato avanti da un brand come Plasmon, che generalmente nulla ci azzecca con Star Wars, a meno che i neonati già non conoscano il lato oscuro della forza, suona un po' falso e addirittura completamente fuori dall'identità del marchio. Una forzatura che sembra sottolineare, tra le righe: “ok, noi vendiamo biscotti per poppanti, il nostro marketing ha sempre preso la piega dei pupi sorridenti e felici, ma 'sta cosa di Star Wars dovevamo infilarcela, in qualche modo”.
E, a mio avviso, non solo diventa pedante come tormentone, ma confonde me, utente finale del vostro marketing, sulla vostra identità.

Allo stesso modo la Bosch, che ancora una volta non ha fatto dell'ironia e dell'attenzione agli eventi esterni il cavallo di battaglia del marketing, propone uno Star Bosch con un trapano e un telecomando (?) su sfondo galattico a combattere con due spade laser.

Tutto questo risulta straniante per l'utente finale, con conseguente appiattimento di tutti i brand su un unico livello: quello del far entrare a forza un tormentone nella propria strategia di marketing, solo per il gusto di dire “io c'ero”. Insomma, oltre il danno, la beffa: non sono si è alimentato un tormentone che ha finito per molestare anche i fan più accaniti, ma si è scelto di seguire una tendenza che assolutamente non era conforme all'identità del brand.

E tu, cosa ne pensi?

Quali sono i brand che hanno forzato deliberatamente la mano con Star Wars, a tuo parere?

Lasciami la tua opinione nei commenti

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I segreti della User Experience per avere successo nel web

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user experience

Avete mai realizzato un applicativo? O un sito web? O avete mai progettato un software da zero? Se lo avete fatto e avete costruito un prodotto moderno vi sarete resi conto che il processo è molto costoso.

In tutto il processo la progettazione e la realizzazione di una user experience idonea e congruente richiede quasi il 40% del costo complessivo di esercizio: in pratica, se state implementando un nuovo portale web dal costo di 6000 euro, la spesa per la UX si aggirerà intorno ai  2400 euro del bilancio totale.

Potete permettervi di trascurare, nel bene o nel male, questa quantità di denaro? Non credo!

Sia nel caso che voi decidiate di seguire un processo UX-oriented, sia nel caso che voi ("pazzi o voi che credete questo" ndr) pensiate di poterne fare a meno, non potete non tenere conto di questa somma di denaro, e non è finita qui.

Progettare e costruire il prodotto è solo una parte di tutto il processo:  ci sono le spese di marketing, pubblicità, commercializzazione, i costi per supporto e rilasci vari; la spesa totale per la creazione di un  prodotto software può facilmente raggiungere le migliaia di euro.

Come potete giustificare all'interno di tutte queste voci di spesa quella relativa alla user experience? Esiste un modo!

Dovete presentare un piano di business completo che comprenda l'esperienza utente.

UX e la catena del valore

La catena del valore è un modello che consente di descrivere la struttura di una organizzazione sfruttando un insieme di processi; questo modello, teorizzato dal professor Porter, si basa su 9 processi di cui 5 primari e 4 secondari.

Prendendo in considerazione solo quelli primari essi di dividono in:

  • logistica in entrata: tutte le attività di gestione dei flussi di beni materiali
  • operazioni: produzione di beni e/o servizi
  • logistica in uscita: attività di gestione flussi materiali verso l'esterno, quindi verso i clienti
  • marketing: promozione del prodotto nei mercati di riferimento
  • assistenza: tutto ciò che riguarda le attività di post-vendita a supporto del cliente

Sebbene questa catena del valore, sia stata inventata dal Prof. Porter per descrivere la gestione di manufatti tradizionali, questo concetto è utile anche alla costruzione di un business case, che dia evidenza ai contributi di un team di UX all'interno delle varie fasi del processo.

Diamo una occhiata in profondità!

Logistica interna o richieste

Di solito la logistica in entrata riguarda le informazioni in arrivo su ciò che è in grado di soddisfare le esigenze del cliente e quelle di business, si tratta in pratica dei requisiti.

Per una società che si occupa di software, parlare di requisiti significa analizzare e studiare le informazioni che arrivano, per creare un prodotto adeguato alle richieste del cliente ed in particolare

  • capire il contesto di utilizzo di un prodotto
  • capire il target di riferimento per prodotto o applicazione
  • valutare il mercato ed i concorrenti
  • valutare la gestione del supporto e aggiornamenti

La UX assume un valore aggiunto all'interno di questo processo, perché è in grado di fornire molte delle risposte a queste richieste: una ricerca struttura sulla user experience è in grado di capire dove il prodotto verrà utilizzato, da chi e come, valutare un fattore di gradimento rispetto ai servizi della concorrenza ed è in grado di studiare e comprendere eventuali sviluppi futuri e upgrade.

Operazioni

Una user experience ben congeniata e solida può fornire un alto valore aggiunto per identificare il miglior processo di realizzazione e può dare molte indicazioni utili al business; questo è il momento in cui il valore aggiunto del team della UX viene maggiormente percepito, poiché è in grado di

  • esplorare velocemente le soluzioni possibili e fornire delle valide alternative,
  • creare dei prototipi che forniranno indicazioni importanti sia sulla strada progettuale intrapresa, offrendo una visione più completa del progetto, sia mostrando possibili alternative
  • validare il processo di realizzazione facendo test utenti per essere sicuri che quello che viene progettato è conforme alle richieste
  • creare delle specifiche di design da fornire agli sviluppatori per guidarli nella realizzazione del software

Marketing, logistica in uscita e assistenza

Quando si parla di user experience spesso si pensa che entri in gioco solo quando il prodotto è in mano al cliente; questo è vero, ma esistono altri elementi che, se presi in considerazione, ci faranno capire che la UX può essere allargata.

Marketing, vendita, fornitura del prodotto, servizio post-vendita, sono tutti parte integrante della catena della user experience: nel mondo di oggi, dove moltissimi prodotti sono offerti dalla aziende attraverso il cloud, questi elementi sono sempre più parte della catena esperenziale dell'utente, il quale non si preoccupa solo di utilizzare un prodotto, ma è interessato a tutta la filiera di produzione.

In conclusione per offrire un prodotto che sia di alta qualità, un prodotto che associ usabilità agli obiettivi del cliente, un prodotto che riscuota interesse, è necessario che i professionisti della UX siano coinvolti nella progettazione e validazione poichè hanno le conoscenze e la qualità per dare un contributo profondo alla realizzazione di un prodotto vincente.

 

I segreti della User Experience per avere successo nel web - Webhouse.

Slider e mobile: come comportarsi?

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mobile-slider

Al giorno d'oggi quasi ogni sito web presenta in homepage uno slider, ovvero una galleria d’immagini e testi dinamica.

Perché li usiamo?

  1. Perché un'immagine vale più di mille parole. Non è una novità, le immagini sono i contenuti che colpiscono maggiormente gli utenti ed aiutano a rinforzare il messaggio che stiamo comunicando.
  2. Per divulgare i valori o le idee di un brand.
  3. Per promuovere prodotti e/o servizi presenti sul nostro sito web.
  4. Perché sono facili da inserire. Sia che il nostro sito sia in html o utilizzi una piattaforma di CMS, esistono migliaia di script e plugin che possiamo utilizzare.

In questi termini, l'inserimento di uno slider sembra essere un'ottima soluzione, ma a parte delle problematiche dal punto di vista SEO, che puoi approfondire in un ottimo articolo di Harrison Jones, SEO & Web Analyst presso The Mx Group, che cosa succede quando proviamo a visualizzare uno slider da uno smartphone o un tablet?

La maggior parte degli slider non sono mobile-friendly e potresti andare incontro a diversi problemi.

Scarso controllo

Uno slider di solito comprende alcuni controlli di base, ad esempio dei cursori laterali per scorrere tra le diapositive o dei bullets per selezionare la diapositiva desiderata, e in alcuni casi la possibilità di soffermarsi su una di esse tramite il mouse hover.

Su uno smartphone usare questi elementi diventa quasi impossibile e ne risulta che l'utente non ha alcun controllo sullo scorrimento delle diapositive. Gesture semplici come lo swipe (scorrimento) non sono quasi mai supportate, perciò ci troviamo a non riuscire a interagire con il dispositivo nel modo in cui siamo soliti fare.

Problemi di ridimensionamento

A chi non è successo? Hai realizzato un sito perfetto il layout e i contenuti si adattano perfettamente a tutte le risoluzioni, osservi lo slider ed è... microscopico!

Le immagini si vedono appena, i testi sono minuscoli e non parliamo dei bottoni... non riuscirebbe a premerlo neanche un bambino! Lo slider è diventato praticamente inutile!

Dopo ore di modifica delle impostazioni e del CSS forse ottieni un compromesso: i testi sono leggibili e il bottone adesso potrebbe premerlo anche tuo padre, ma resta comunque un problema, le immagini sono tagliate.

Quel meraviglioso effetto che avevi creato sul sito ora nemmeno si vede... e non è finita qui!

Tempi di caricamento lunghi

Hai comprato l'immagine più grande che c'era per farla vedere bene sul tuo schermo retina da 27", una risoluzione di almeno 1920px. Beh quella stessa immagine dovrà essere caricata su un dispositivo mobile, probabilmente neanche connesso a una rete WiFi, insieme al resto del sito. Il risultato è un'esperienza web lenta e tempi di caricamento lunghi che potrebbero portare l'utente ad abbandonare il sito.

La soluzione c'è, ma forse non ti piacerà

Ho scritto questo articolo maledicendomi ad ogni parola perché io adoro gli slider e non credo che da oggi in poi smetterò totalmente di usarli. Ritengo inoltre che per alcune attività sia di fondamentale importanza mostrare le proprie immagini, pensate per esempio ad un sito di un hotel, di un ristorante o di eventi.

Credo però, che inizierò a farne un uso più consapevole e intelligente e a limitarne l'utilizzo dove non è strettamente funzionale agli scopi del sito web.

In alcuni casi si può ottenere un ottimo risultato semplicemente utilizzando quello che oggi viene definito un hero layout. Se non ci credete, date un'occhiata alle home page di Google DriveDropbox o Evernote.

Questo discorso non vale, ovviamente, se ti trovi nella condizione di poter realizzare una versione mobile personalizzata. In questo caso puoi scegliere di creare uno slider ad hoc o di optare per delle soluzioni alternative.

Una soluzione che apprezzo molto è quella utilizzata sul sito di Alviero Martini caratterizzato dalla divisione dei contenuti in sezioni più o meno della stessa altezza dello slider. Visitando il sito da un computer viene visualizzato uno slider con tre diapositive, visitandolo da un dispositivo mobile le tre diapositive sono invece disposte una dopo l'altra come normali immagini e di seguito ci sono i contenuti del sito.

 

alviero-martini

 

Slider mobile-friendly

Per fortuna, cercando sul web, si trovano anche una serie di slider studiati per garantire una buona esperienza utente su mobile. Tra questi troviamo SlidesJSSwiper e Unslider che sono gratuiti, completamente responsive e supportano l'uso delle gesture.

Inoltre anche il celebre plugin per Wordpress Slider Revolution ha introdotto, nella sua ultima versione, la possibilità di personalizzare le dimensioni dello slider sui vari dispositivi.

revolution slider

 

È forse l'inizio di una maggiore attenzione a questo tema? E tu cosa ne pensi? Sei pronto a rinunciare all'utilizzo dello slider?

 

Slider e mobile: come comportarsi? - Webhouse.


Advanced SEO Tool: l’evento che ti serve!

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Niente scherzi, parliamo di SEO avanzato, cose serie! L’8 aprile torna a Bologna Advanced SEO Tool, un evento dedicato alla Search Engine Optimization e organizzato da gt idea, dove professionisti italiani, nomi noti del settore, si alterneranno tra case history, tecniche e strumenti di ottimizzazione, motori di ricerca e molto altro per una formazione avanzata adatta agli esperti.

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Vuoi qualche nome?

E noi ti accontentiamo. I relatori di quest’anno saranno Andrea Pernici, Giorgio Taverniti, Marco Quadrella, Riccardo Mares, Enrico Altavilla, Giovanni Sacheli, Matteo Zambon. I soliti noti? Certo: tra i migliori!

Sull’evoluzione.

L’evoluzione tecnica della SEO.  Advanced SEO Tool sarà un percorso che ti mostrerà gli strumenti più avanzati per raggiungere anche gli obiettivi più difficili e come utilizzarli nel modo più efficace.

Quello che ti serve in un Tool.

Gt idea ha pensato di riproporre un evento che ti offra una conoscenza approfondita sui meccanismi attuali dell’ottimizzazione, i segreti della materia e i trucchi per sfruttarla al meglio nel tuo lavoro.

Advanced SEO Tool ti invita a fare un viaggio nel settore con vari argomenti tra cui il Tag Manager, la Web Analytics, la SEO per E- Commerce, la Link Intelligence, il Crawling e l’Analisi dei Log e dei Competitor, la Market Research, la Keyword Strategy, la Technical e Practical SEO, e il Search Marketing Business Case. Non male, eh?

Compresi nel prezzo, contenuti imperdibili!

Acquista il biglietto e riceverai anche le video registrazioni degli interventi, le slide dei relatori, la possibilità di dialogare in privato con i professionisti e l’attestato di partecipazione. Non resisti? Clicca qui e iscriviti subito all’evento!

Gli sponsor.

advanced seo toolTornano a parlare dell’evento i Media Partner Finelco: Radio 105, Radio Montecarlo e Virgin Radio. Appuntamento l’8 aprile 2016, allo Zanhotel di Bologna.

Non dimenticarti l’hashtag! #advSEOtool.

Ci saremo anche noi di WebHouse! Ti aspettiamo l’8 aprile 2016 allo Zanhotel di Bologna in via Cesare Boldrini, 11.

 

Advanced SEO Tool: l’evento che ti serve! - Webhouse.

Procedura di acquisto e-commerce: ottimizza e fai decollare le vendite!

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ecommerce decollo

Lo sapevi che la Procedura di acquisto e-Commerce e il checkout possono influenzare sensibilmente il numero di vendite del tuo negozio on-line?

Non sono rari i casi in cui gli utenti in procinto di comprare un prodotto non completano la transazione a causa di difficoltà, dubbi e ostacoli che incontrano sul sito durante il percorso che li porta al pagamento.

Come configurare al meglio e ottimizzare dunque la procedura di acquisto sul tuo shop on line? In che modo lo fanno i più famosi e accreditati eCommerce?

Perché è importante la procedura di acquisto in un e-commerce

Normalmente il flusso di acquisto inizia nel momento in cui l’utente inserisce a carrello i prodotti scelti. In questa fase il tuo potenziale cliente sta dimostrando interesse e propensione a comprare.

Secondo l’Istituto di ricerca Baymard, il 69% degli utenti che mettono a carrello un prodotto lo abbandona. Per Forrester è addirittura 88% la percentuale dei cosiddetti "web buyers" che ha dichiarato di aver abbandonato un carrello on line.

Qualunque sia il tasso di abbandono del tuo e-commerce durante le fasi di acquisto (un dato che dovresti conoscere e monitorare costantemente), hai probabilmente ampi margini di miglioramento per portare un maggior numero di utenti a convertire, finalizzando la vendita.

Un aumento, anche minimo, nella percentuale di persone che completano l’acquisto tra tutte quelle che arrivano a mettere prodotti in carrello può portare a grandi aumenti in termini di fatturato.

Supponiamo, ad esempio, che di 1000 utenti che inseriscono prodotti a carrello la metà (500) lo abbandona. Se si ipotizza una spesa media di 50 euro, aumentando la percentuale degli utenti che completano l’acquisto anche solo del 10% (600) otterrai un fatturato di 5.000 euro in più (50 x 600).

Cosa succederebbe se si portasse a convertire una percentuale ancora maggiore di utenti che inseriscono prodotti a carrello?

Come gli e-commerce strutturano la procedura di acquisto: pagine e step più comuni

Non esiste un modello standard utilizzato da tutti gli shop online per configurare il processo d’acquisto.

Spesso gli e-commerce contengono un numero diverso di pagine e di step per accompagnare il cliente verso il pagamento in relazione al target di riferimento, al prodotto venduto, alla piattaforma utilizzata, alle scelte di un web designer o di uno store manager.

Tuttavia è possibile individuare quali sono i passaggi più comuni e come vengono raggruppate di solito le informazioni necessarie per procedere con l’acquisto.

Carrello

In quasi tutti gli e-commerce esiste una pagina chiamata proprio “carrello” che rappresenta il primo step del funnel di acquisto.

Nella pagina carrello è possibile vedere l’elenco dei prodotti scelti, i relativi prezzi, quantità, descrizioni brevi e il costo totale dell’ordine comprensivo di Iva, spese di spedizione e call to action finale per passare alla successiva fase di checkout e completamento dell’acquisto.

Carrello butterfly

 

Un’alternativa alla classica pagina carrello è quella del carrello “virtuale”. Con questa modalità, una volta selezionati i prodotti che si vogliono acquistare, i visitatori restano sulla pagina prodotto. Il riepilogo carrello viene mostrato da una finestra dinamica da cui è possibile andare direttamente alle pagine successive di checkout (cassa). Questa soluzione ha il vantaggio di invogliare l’utente a navigare ancora nel catalogo, continuando così più facilmente lo shopping.

Arexons, ad esempio, utilizza questo tipo di procedimento:

carrello virtuale arexons

Checkout

Dopo la pagina carrello, l’utente viene normalmente indirizzato verso le pagine che in gergo vengono denominate "pagine di checkout". Questa parte è di solito composta da 1 o più step che devono portare il cliente a inserire tutte le informazioni necessarie per completare l’ordine.

Alcuni e-commerce riducono al minimo la fase di checkout convogliando in una sola pagina tutte le informazioni (one step checkout), altri utilizzano fino a 5-6 pagine. La soluzione più classica, e forse generalmente migliore, è quella di non superare i 3 step.

Sono disponibili varie informazioni che vengono richieste e che rappresentano in molti casi i passaggi della procedura di checkout.

  • Dati utente per la spedizione ed eventuale fatturazione: in questa sezione il cliente inserirà i dati per la consegna della merce. È una buona idea aggiungere un form opzionale nel caso in cui l’utente volesse mantenere separati indirizzo di spedizione e indirizzo di fatturazione o volesse ricevere la merce a un indirizzo diverso da quello con cui si è registrato.
  • Modalità di spedizione: nel caso in cui il tuo e-commerce proponga costi di spedizione diversi a seconda di tempistiche e luoghi di consegna della merce, questa è la sezione in cui far scegliere al cliente le diverse opzioni. L’eventuale sovrapprezzo da pagare in base alla spedizione scelta dovrà in automatico aggiornare il prezzo finale dell’ordine. Se le modalità di spedizione fossero standard per tutti gli ordini, è preferibile semplicemente inserire del testo informativo su tempistiche e consegne o, in alternativa, lasciare un’unica opzione di default già flaggata.
  • Pagamento: in questa sezione l’utente sceglierà come pagare. Paypal, carta di credito, contrassegno e bonifico sono tra le modalità più usate. Proponile anche in relazione al tuo target di clienti e permetti più opzioni possibili.
  • Conferma ordine: qui vengono riassunte tutte le informazioni sull'ordine in modo che l’utente abbia ben chiaro cosa, quanto e come sta per pagare e non abbia dubbi nel concludere quello che è il tuo obiettivo... il suo acquisto.

Ecco come propone GAS il suo One step Checkout, una sola pagina in cui raccogliere tutte le informazioni per comunicare al cliente la facilità e la rapidità di un acquisto:

one step checkout Gas

 

Zalando preferisce invece nel suo checkout il classico processo a più Step. Le pagine in questo caso sono 3, Indirizzo-Pagamento - Conferma:

 

Checkout più step Zalando

Vuoi farti un’idea di procedure di acquisto da cui prendere spunto per il tuo e-commerce?

Ecco una classifica delle migliori 100 procedure di checkout di diversi e-commerce a livello mondiale stilata da Baymard.

Ottimi esempi da cui farti ispirare!

Come ottimizzare la procedura di acquisto e-commerce: quali  errori evitare e quali best practices seguire?

Al di là di come si scelga di impostare la procedura di acquisto sul proprio e-commerce, esistono alcuni elementi a cui devi prestare sempre molta attenzione. Questi particolari possono risultare decisivi e determinare la differenza tra un cliente che completa l’ordine e uno che invece abbandona il sito e probabilmente non tornerà mai più.

1 - Velocità nel caricamento delle pagine: evita che ci siano tempi lunghi nel caricamento di una pagina durante il processo di acquisto e soprattutto nella pagina di conferma dei pagamenti, dove possono essere la causa principale per l’abbandono e il mancato acquisto.

Nel seguente caso, caricamenti prolungati delle immagini possono spazientire l’acquirente:

Velocità caricamento pagine

 

 

2 - Registrazione forzata: la registrazione forzata per poter effettuare un acquisto è una barriera alle conversioni. Lascia la possibilità all’utente di poterlo fare da ospite: verrai incontro alle esigenze di chi vuole comprare nel minor tempo possibile e non vuole per ora legarsi all'azienda con la creazione di un account.

Hai sempre tempo per riproporre l’invito a registrarsi in un secondo momento, magari dopo il completamente dell’acquisto. In questa fase il cliente è più propenso e ben disposto ad ascoltare cosa hai da offrire e quali vantaggi avrà se si registra (sconti, velocità nell'effettuare altri acquisti, news, ecc.)

LovetheSign e Lego offrono chiaramente la possibilità di acquistare senza registrarsi obbligatoriamente:

Registrazione Lovethedesign

 

 

Registrazione non forzata Lego

 

3 - Garantire sicurezza e affidabilità: fornire sicurezza e diminuire l’ansia al cliente permettono sicuramente di migliorare le conversioni. Per far ciò puoi utilizzare immagini, loghi e simboli che garantiscono affidabilità, specialmente nei pagamenti.

Esempi sono il lucchetto che indica l'utilizzo di protocolli https per la sicura trasmissione dei dati sensibili, le immagini di carte di credito e circuiti accettati o il sigillo di garanzia rilasciato dal consorzio sull’e-commerce Netcomm che è possibile richiedere se l’e-commerce rispetta alcuni parametri di affidabilità:

[gallery columns="2" size="full" ids="32601,32600"]

 

4 - Form informazioni semplici: i campi da compilare all’interno dei form devono essere essenziali e di facile intuizione. Gli utenti spesso vogliono impiegare il minor tempo possibile ad acquistare on line (così come avviene off line durante la coda a una cassa) ed è quindi necessario fare in modo che le info che richiedi siano quelle strettamente necessarie per eseguire l’ordine, non siano equivoche o di difficile comprensione. Anche eventuali messaggi di errore devono essere chiari e precisi per permettere all’utente di correggere i dati senza sforzi e perdita di pazienza.

Il form dei dati di consegna di Lego riduce le informazioni obbligatorie all'osso:

form informazioni

 

5 - Indicatori di progressione nell'ordine: molti e-commerce utilizzano una barra che indica sia i diversi step da compiere per concludere l’acquisto sia in quale passaggio si trova attualmente il cliente. Ciò permette di tranquillizzare l’utente e fornirgli un’idea di quali informazioni dovrà dare nel corso dell’acquisto.

Ecco come appare la barra di progressione di Zalando:

Barra progressione ordine

 

6 - Riassunto carrello sempre in evidenza: è utile mostrare in ogni pagina di checkout un riepilogo dell’ordine in cui sono specificati articoli, quantità e prezzi, in modo che l’utente possa avere sempre sotto controllo la situazione relativa a cosa sta acquistando. Ciò permette di evitare che vada a cercare queste info tornando indietro nelle pagine, con il rischio di perdersi o allungare il tempo per concludere l’ordine.

L’e-commerce di UniversoSport offre in alto a destra un riassunto sempre visibile dei prodotti inseriti a carrello:

Riassunto carrello

 

7 - Isolamento delle pagine di checkout: le pagine che compongono la fase di acquisto dovrebbero essere totalmente prive di link esterni per consentire all’utente di concentrarsi esclusivamente sul pagamento.

Può essere utile mantenere un link alla homepage del sito, ma è sempre meglio eliminare ogni collegamento superfluo ad altre pagine che potrebbero portare il cliente a uscire alla ricerca di altre informazioni. L’errore più grande in questo caso è inserire link a comparatori di prezzo come Trovaprezzi, Kelkoo, Twenga o altri.

Prestashop all’interno del suo e-commerce dà un ottimo esempio di isolamento della pagina di checkout:

isolamento pagine checkout

 

8 - Costi di spedizione mostrati all'ultimo secondo: non c’è cosa più irritante che scoprire a un passo dal completare l’acquisto di dover pagare più di quanto si era preventivato. Evita di applicare spese di consegna o eventuali maggiorazioni sul prezzo  nel momento in cui l’utente è in procinto di inserire i dati della sua carta di credito. È sempre meglio essere chiari fin dall’inizio e informare il cliente già nella pagina carrello di quale sarà il totale dell’ordine che sta per effettuare.

Come misurare l’impatto sulle vendite delle modifiche fatte alla procedura di acquisto e-commerce

Per disporre di dati relativi al traffico e al comportamento degli utenti sullo shop on line, è necessario collegare il sito a un software di analisi. Il più diffuso è senz'altro Google Analytics, attraverso il quale, utilizzando il modulo dedicato all’e-commerce, è possibile misurare tutti i dati relativi a vendite, traffico, acquisizione. Per maggiori informazioni su come impostare il modulo per il monitoraggio dell’e-commerce, è possibile seguire la guida di Google sull'argomento.

Se si vuole raggiungere un livello di analisi più approfondito, è possibile utilizzare il “modulo e-commerce avanzato”, che permette di raccogliere informazioni sul processo d’acquisto visualizzandole in maniera ancora più intuitiva ed efficace.

Per configurare il modulo avanzato, ti può essere utile questo articolo presente sul blog della E-commerce School.

Una volta settati i moduli e-commerce con relative canalizzazioni, è possibile concentrarsi sulle principali metriche, tra cui quelle su cui valutare l’efficacia di una procedura d’acquisto.

Google Analytics è in grado di fornire preziose informazioni dei comportamenti degli utenti sulle pagine che compongono la procedura, permettendo di iniziare a formulare ipotesi su quali sono gli ostacoli o i motivi per cui alcuni utenti non completano il checkout.

Alcuni KPI indispensabili, da tenere come riferimento per valutare l’efficacia del processo, sono:

  • Numero Transazioni
  • Tasso di Abbandono del carrello
  • Tasso di Conversione all'obiettivo
  • Pagine di Uscita nel funnel d’ acquisto.

Un elevato tasso di abbandono del carrello è probabilmente sintomo di ostacoli e problematiche che il cliente si trova ad affrontare durante la procedura e che lo scoraggiano dal concludere l’acquisto.

Avere il 100% degli utenti che inseriscono prodotti a carrello e concludono l’acquisto è utopia! Una percentuale di abbandoni dei carrelli è da considerarsi fisiologica e a volte l’inserimento dei prodotti a carrello viene utilizzato per avere una sorta di catalogo o per avere un’idea delle spese di spedizione complessive.

Vero è che normalmente più della metà dei visitatori che inseriscono prodotti a carrello scappa, ma se noti che il tasso di abbandono raggiunge percentuali superiori al 70% -80% è forse il caso di porti qualche domanda sulla struttura del carrello o delle checkout pages.

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Ricordati sempre che I benchmark di riferimento su questi valori variano a seconda di moltissimi fattori come il settore, il prodotto e il target di utenti che visitano il sito. Sempre meglio considerare come punto di partenza lo storico del nostro e-commerce, per migliorare pian piano i valori.

Allo stesso modo, se noti un forte flusso di uscita in corrispondenza di una certa pagina, è necessario esaminare i relativi contenuti, probabilmente il problema risiede lì ed è necessario cambiare qualcosa. Potresti, ad esempio, riscontrare un forte abbandono in fase di compilazione dati di spedizione a causa di un form ostico e confuso o nella pagina del pagamento a causa di spese di spedizione esplicate solo all'ultimo secondo, che aumentano la somma totale in maniera non preventivata dall'utente.

Evita, quindi, che il tuo e-commerce sia un percorso a ostacoli soprattutto nelle zone più calde, e sciogli  tutte le perplessità di colui che vorresti diventasse un tuo cliente abituale: fallo adoperando il massimo grado di semplicità, velocità, trasparenza e affidabilità.

Una buona struttura della procedura di acquisto in termini di usabilità non solo favorirà le vendite, ma alleggerirà anche il tuo lavoro e i tuoi investimenti in customer care.

immagine in evidenza di Geralt

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Fai spazio alle news nel tuo sito aziendale e raggiungi più clienti!

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Le pubbliche relazioni sono passate dai media agli utenti del web.

Che cosa?

Sì, è proprio così: se un tempo con le pubbliche relazioni ci si rivolgeva ai media, con l’avvento del web sono gli utenti i diretti interessati.
Oggi siamo noi, infatti, a leggere i comunicati stampa, senza che questi siano per forza filtrati dai media. Scopriamo come scriverli nel modo giusto.

[tweetthis]Scopri le nuove PR: come scrivere news release per i consumatori![/tweetthis]

Le pubbliche relazioni nell’era del web

Ora che i media non sono più i portavoce dei PR professionisti, questi devono rapportarsi con i milioni di utenti della rete. Ce la faranno i nostri eroi? Forse con un po’ di fatica, perché il cambiamento può far paura a tutti, ma è doveroso riconoscere i fatti. Ecco allora che i comunicati stampa, o news release (per meglio avvicinarci all’idea che sono i consumatori a leggerli), devono utilizzare il linguaggio degli utenti, non più limitarsi ai meccanismi dei media.

Sia chiaro: la stampa di settore e i media tradizionali non sono stati esclusi dal panorama dell’informazione, anzi. Sono essenziali per arrivare a pubblici selezionati, senza disperdere informazioni utili a destinatari definiti.

Il dato di fatto, però, è questo: le news release non sono più rivolte solo a giornalisti.

Secondo la Public Relations Society of America (PRSA) “le pubbliche relazioni aiutano le organizzazioni e i loro pubblici ad adattarsi reciprocamente le une agli altri”. In questa descrizione i media non compaiono da nessuna parte. Le pubbliche relazioni si occupano di raggiungere un pubblico. (Le nuove regole del marketing, di David Meerman Scott)

News release e SEO: aggiornarsi fa bene alla ricerca!

È impossibile che tu non abbia mai visto un sito web senza la voce “news” nel menu. Se provi a cliccare, spesso arrivi a uno spazio bianco. Triste, ma reale: il più delle volte i proprietari dei siti non aggiornano le news, perché attendono la festa dei vent’anni di attività o il lancio del nuovo prodotto che avviene ogni due anni.

Proviamo, allora, a concentrarci sui vantaggi che possono portarci le news release. Supponiamo tu sia il proprietario di un’azienda che produce mobili artigianali di lusso. Pubblicare news sul tuo sito è l’occasione giusta per

  • parlare della tua attività in occasione di un evento sul design
  • offrire dei consigli ai consumatori su come arredare casa
  • far conoscere la nuova tendenza del settore
  • mostrare il tuo prodotto nello spazio di un cliente e molto altro.

Questi articoli sono indispensabili per tenere aggiornato il sito, ottimizzare i testi per migliorare l’indicizzazione, diffondere nel web i tuoi prodotti e il tuo brand attraverso link, feed RSS, social network e menzioni di altri blog… Le possibilità sono davvero molte quando i contenuti sono interessanti e utili.

“Questa è esattamente la nostra strategia: Google e l’uso delle keyword hanno cambiato radicalmente le news release come veicolo di distribuzione. Noi siamo convinti che le news siano un ottimo canale, specialmente per quelle aziende che si rivolgono direttamente al consumatore finale.” (Colin Smith, Direttore delle Pubbliche Relazioni per la WebEx)

News release e processo di acquisto: i segreto è raccontare storie!

Storie reali, ovvio.

È proprio questo che si può fare con le news release: raccontare esperienze degli utenti, offrire spunti per provare i prodotti, dare occasioni e possibilità di coglierle. Solo così i consumatori a cui sono indirizzate le news possono conoscere meglio l’azienda e ciò che produce. E magari raccontarlo a parenti e amici, innescare quel passaparola tanto importante per creare meccanismi di vendita semplici e sicuri.

Le news release entrano nel processo di acquisto raccontando storie e presentando le tante realtà produttive e commerciali ai milioni di persone che hanno una connessione internet.

Le regole di David Meerman Scott.

Nel suo libro Le nuove regole del marketing Scott, autore di vari libri sul marketing e consulente per aziende in forte crescita, elenca alcune regole da rispettare per scrivere i nuovi comunicati stampa diretti ai consumatori.

  • Trova una buona ragione per inviare sempre news, non solo per comunicare una grande novità.
  • Rivolgiti direttamente ai consumatori.
  • Inserisci nei tuoi comunicati le parole chiave utilizzate dai tuoi clienti (attuali e potenziali) e link al tuo sito.
  • Includi offerte interessanti per coinvolgere il tuo pubblico e indurlo a condividere le news.
  • Ottimizzale per la ricerca e la navigazione.
  • Aggiungi i tag social media per dare la possibilità agli utenti di condividere i contenuti.
  • Invita le persone nel processo di acquisto attraverso le news.

Il tuo sito ha uno spazio per le news release? E quelli dei tuoi clienti? Le news sono aggiornate? Scrivici nei commenti cosa pensi dell’argomento!

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Il futuro della promozione sui social media sono le app di messaging!

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Diciamocelo, ultimamente il tempo passato sulle app di messaging è sempre maggiore. Almeno per me è così, tra gruppi di Whatsapp, bot di Telegram e chat di Messenger passo più tempo lì che nelle vecchie stream social.

Altra premessa! Tifo spudoratamente per Telegram, che è entrato come un coltello nel burro nella mia curiosità quotidiana. Cercherò però di essere obiettivo e analizzare la questione.

La situazione attuale delle app di messaging (Whatsapp, Telegram, Messenger, Snapchat, eccetera) è in pieno fermento e il futuro della promozione e dei social gioca in questo ambito forse una delle partite più importanti degli ultimi tempi e in diversi settori del social marketing e del customer care. Le recenti acquisizioni di Facebook e il continuo sviluppo degli altri concorrenti evolve costantemente la situazione.

Whatsapp gioca al momento insieme a Messenger la parte del protagonista: gli ultimi aggiornamenti di questi giorni permettono agli utenti di inviare ai propri contatti anche file in pdf e non più solo immagini o video. Un’apertura, questa, verso il comparto business non da poco se consideriamo la diffusione (quasi un miliardo di utenti) e la facilità di utilizzo. Faccio certamente prima a mandare un file pdf da Whatsapp che via mail. Inoltre, l’essere divenuto poco tempo fa anche multipiattaforma aiuterà certamente l’espansione in questo settore.

Tutta questa evoluzione come cambierà i nostri rapporti con i social? E sopratutto cosa cambierà nelle attività di promozione e social media marketing?

Come dicevo, è una delle partite più importanti sul panorama social degli ultimi tempi. Per scombinare veramente le carte, però, sono necessari alcuni presupposti tecnici. Credo che serva ancora un pò di tempo perché si possa iniziare a fare promozione “seria” su canali come Whatsapp, mentre diverso è il discorso per un engagement o per un costumer care più personalizzato.

Penso questo per delle carenze di sistema che hanno questi canali e che sono indispensabili per chi dovrebbe farci promozione. In primis la gestione di account aziendali da più profili e secondo, una piattaforma analytics degna di questo nome. Basta ripercorrere la strada intrapresa da Twitter o Instagram per comprendere che l'evoluzione è proprio questa: entrambe hanno prima aperto le piattaforme analytics e poi hanno dato modo di farci promozione. Quindi finché non vedremo questo, tutto ciò che possiamo farci sono artifici su cui abbiamo pochissimo controllo e riscontro.

Telegram nello specifico è forse quello più avanti: gli ultimi dati di diffusione e le adesioni di sempre più aziende e testate giornalistiche ci dicono che potrebbe affermarsi ancora di più e meglio dei concorrenti.

La possibilità dei channel, dei BOT (automazione dei canali, eccetera), la multipiattaforma migliore e la gestione condivisa pone al momento Telegram in vantaggio rispetto agli altri.

Facebook, dal canto suo, potrebbe svoltare con l’apertura di Facebook at work, versione del network pensato per le realtà aziendali e che andrebbe a sostituire app come Slack o Trello. Canvas, inoltre, è un primo segnale di un reale interessamento a un marketing rivolto al canale mobile, dove le app di messaggistica comandano indiscusse.

Più avanzato, invece, è il comparto engagement e customer care. Qui davvero l’evoluzione può portare le aziende a creare canali affiliativi più personalizzati e di maggior contatto con il cliente. Contattare quindi il cliente sui canali tradizionali e affiliarlo ancora di più tramite il messaging, potrebbe veramente aprire scenari nuovi e interessantissimi per tutti, operatori e aziende.

Questo è lo scenario indiscutibilmente molto interessante da seguire e, perché no, partecipare come protagonisti.

Intanto vi faccio un piccolo regalo, vi segnalo una app per Mac e Windows (gratuita) che permette di racchiudere in un solo ambito tutti i servizi di messaging attualmente presenti: si chiama Franz e la trovate qui.

Ovviamente vi aspetto nei commenti, sia per lo scenario messaging sia per dirmi cosa ne pensate di Franz, a presto!

Il futuro della promozione sui social media sono le app di messaging! - Webhouse.

Freelance: 4 strumenti indispensabili per lavorare come un professionista

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Decidere di diventare freelance può essere la scelta della tua vita: un freelance non ha orari da rispettare, può lavorare ovunque, è libero di gestire e organizzare il proprio lavoro.

Tuttavia se in ufficio il tuo compito era soltanto di creare layout su Photoshop o di stare ore e ore a scrivere righe di codice, ti accorgerai presto che la vita del freelance è molto più complessa. Avrai bisogno di acquisire nuove competenze e di organizzare al meglio ogni aspetto del tuo lavoro. Niente paura... A volte si tratta solo di trovare gli strumenti giusti!

Tra gli aspetti che ritengo più importanti per presentarsi e lavorare in maniera professionale, ne ho scelti quattro e per ognuno ho selezionato uno strumento che potrà esserti d'aiuto, come lo è stato per me. Alcuni li conoscerai già, ma spesso sapere come vengono utilizzati da un'altra persona può offrirti qualche spunto di riflessione. Scopriamoli insieme!

Gestione del tempo: Toggl

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Per la gestione del tempo ho scelto Toggl, un semplice timer on-line che permette di tracciare quanto tempo abbiamo impiegato per lavorare su un determinato progetto. L’impostazione è completamente manuale, non c’è nulla di automatico, e per alcuni potrà sembrare una follia e una complicazione, ma è così funzionale e ben studiato che da quando ho iniziato a utilizzarlo, non ho pensato neanche per un’istante di smettere di farlo, anzi ho scoperto con il tempo sempre più aspetti positivi.

Nella versione gratuita è possibile creare un team con 5 persone e inserire un numero illimitato di clienti ai quali assegnare più progetti, ad esempio se per un cliente devi creare sia il logo sia il sito web potrai distinguere quante ore hai impiegato per un’attività e quante per l’altra. A ogni progetto è inoltre possibile associare dei tag per classificare ulteriormente il tipo di attività.

Toggl genererà automaticamente per te dei report giornalieri, mensili o annuali, dettagliati e anche graficamente belli, di tutte le tua attività con la possibilità di esportarli in formato PDF o CSV.

Toggl è stato una vera rivoluzione per il mio lavoro, mi ha insegnato a quantificarlo e valutarlo meglio. Utilizzandolo mi sono resa conto che per molte attività, soprattutto per le più semplici, impiegavo più tempo di quello che avrei pensato.

Capire bene quanto tempo si impiega su un determinato tipo di progetto sarà di fondamentale importanza quando andrai a preparare il prossimo preventivo.

Organizzazione dei file: Dropbox

dropbox

Dropbox non è certo una novità. Nato nel 2008 è un servizio di cloud storage che permette di salvare i propri file su uno spazio online.

Per me la sua scoperta significò la fine dell’utilizzo spietato della pennetta USB, sulla quale copiavo i file di cui avevo bisogno ma inutilmente, perché, sistematicamente, la lasciavo attaccata al computer sbagliato, ritrovandomi così senza file.

Con Dropbox questo non succede, perché i file vengono sincronizzati online e in seguito su tutti i device sui quali si è configurato. In questo modo i tuoi file sono sempre con te, accessibili anche dallo smartphone.

Con la registrazione abbiamo a disposizione 2GB di spazio che si possono incrementare invitando gli amici a iscriversi o acquistando un’abbonamento.

Ho scelto Dropbox per tre motivi.

  1. Mi da la possibilità di iniziare un lavoro dal computer di casa e continuare ovunque ci sia un computer e una connessione a internet.
  2. È possibile condividere file o cartelle con altri utenti per facilitare il lavoro in team. Dropbox ci invierà notifiche se verranno caricati nuovi file o se un determinato file verrà aggiornato. Negli ultimi mesi è stata inoltre introdotta una nuova funzione, i commenti: basta cliccare su un file con il tasto destro e selezionare il link Visualizza Commenti. Possiamo anche menzionare un utente specifico che riceverà una notifica.
  3. È possibile recuperare file cancellati per sbaglio o versioni precedenti. Dropbox mantiene i file per almeno 30 giorni: basta accedere alla pagina web e fare clic sull'icona del cestino di fianco alla casella di ricerca. I file eliminati verranno visualizzati in grigio e sarà possibile cancellarli definitivamente o ripristinarli.
  4. Se abbiamo più materiale su Dropbox rispetto allo spazio disponibile nel nostro disco rigido, possiamo decidere di non sincronizzare alcune cartelle su un determinato dispositivo grazie alla Sincronizzazione selettiva. In questo modo i nostri file saranno sempre accessibili online su Dropbox, ma non figureranno in nessuna delle cartelle locali.

Gestione delle scadenze e dei lavori da fare: Asana

asana

Asana è un'applicazione web e mobile molto utile sia se lavori da solo o sia che tu faccia parte di un team.

È una tra le tante applicazioni per la creazione di ToDo List, ma a mio avviso la migliore per un utilizzo professionale. All'interno di Asana è possibile creare più gruppi di lavoro con all'interno fino a 30 persone nella versione gratuita.

Ogni team avrà un suo Workspace, uno spazio di lavoro all’interno nel quale si possono creare nuovi progetti e task.

L’interfaccia è costituita da una sidebar fissa che ti permette di navigare tra i workspace e i progetti. Selezionando un progetto puoi visualizzarne i task, aggiungerne altri e assegnare il compito a un componente del team o specificare una data di scadenza.

Ogni task può essere arricchito con una descrizione e dei sottotask, e c'è inoltre la possibilità di caricare file utili alla realizzazione del lavoro o scrivere un commento.

In alto ci sono due tab molto utili My Task, che ci permettono di vedere tutti i compiti che ci sono stati assegnati in ordine di priorità, data di scadenza o progetto, e My Inbox, dove troviamo tutte le notifiche che riguardano i task su cui stiamo lavorando, come aggiornamenti e commenti.

Per sfruttarne appieno il potenziale, puoi sincronizzare Asana con altri programmi che stai già utilizzando come ad esempio: Google Drive, Dropbox, MailChimp, WordPress e Evernote.

Ispirazione e aggiornamento: Panda

panda

Per un designer è di fondamentale importanza rimanere aggiornato sulle tendenze e le ultime novità in campo tecnico: con Panda diventa davvero semplice.

Panda è un sito web che unisce in un'unica interfaccia le notizie dei migliori siti di design. In questo modo possiamo visitare i nostri siti web preferiti in un'unica finestra senza doverci collegare a ognuno.

Nel layout di default troviamo a sinistra le notizie da siti come Hacker News, Product Hunt o Sidebar, mentre a destra ci sono gli ultimi progetti caricati su Dribbble, Behance o Awwwards. Basta selezionare il proprio preferito tramite il menù a discesa, ne vengono spesso aggiunti nuovi.

Se non ci piace il layout di base, è possibile scegliere tra 6 layout differenti in funzione di cosa ci interessa di più: uno sviluppatore, magari, è più interessato a vedere nuove notizie piuttosto che le ultime icone caricate su Dribbble.

Se non abbiamo il tempo di leggere un articolo, possiamo salvarlo tra i nostri preferiti, per ritrovarlo più facilmente in seguito. Inoltre nell'ultima versione è stata aggiunta anche una Job Board, con annunci di lavoro da tutto il mondo, e il Focus Mode, dove possiamo scrivere fino a 5 cose che dobbiamo fare e per 30 minuti visualizzeremo sempre quei task in modo da concentrarci e non distrarsi dal lavoro.

Ma la cosa che trovo davvero geniale è che è possibile scaricare un'estensione per Google Chrome, che carica l'home page di Panda ogni volta che si apre una nuova finestra del browser. Io adoro cominciare la mia giornata lavorativa vedendo cosa è stato creato nel mondo mentre io dormivo!

Conclusioni

Questi sono solo alcuni dei tool che utilizzo tutti i giorni per organizzare al meglio il mio lavoro. Tu ne conosci qualcuno? Di cosa non potresti fare a meno?

Freelance: 4 strumenti indispensabili per lavorare come un professionista - Webhouse.

17 brevi consigli tecnici per un sito SEO friendly

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Internet è un mondo in perpetuo movimento e noi - bene o male - dobbiamo (in)seguirlo.
Il sito web è uno strumento, un'opportunità. Averne uno ben strutturato ci consente di ottimizzare e migliorare il nostro business, il nostro progetto, che sia per noi o per i nostri clienti. Come ogni strumento che si rispetti, per essere SEO friendly il sito deve avere determinate caratteristiche tecniche, legate sia all'hosting che al codice con cui è realizzato, pertanto, al momento in cui si progetta, è importante considerare alcuni punti, utili a ottenere più benefici possibili quando sarà on line.
  • Sicurezza web: conversione al protocollo HTTPS significa maggior sicurezza per l’utente (quindi migliore esperienza utente), sia che effettui acquisti o che navighi solamente nel sito; Google sta iniziando a indicizzare molte pagine con questo protocollo rispetto al tradizionale http; per i siti e-commerce è tassativo utilizzarlo, a meno che non si dirotti l’utente su altre piattaforme di pagamento (banca sell, paypal, ecc).
  • Mobile-friendly: è scontato, lo so, ma per alcuni non ancora. Il sito deve essere prima concepito per l’utilizzo con dispositivi mobili e poi per desktop. Tutti hanno un dispositivo mobile ed è per questo che dobbiamo rivolgerci a quel tipo di utenti, per poterli raggiungere ed essere sempre raggiunti. Dobbiamo essere raggiungibili sempre, in ogni momento e da ogni luogo. Questo vale soprattutto per quei siti incentrati sulla vendita e/o conversioni, altrimenti l’utente se ne va dalla concorrenza! Non dimentichiamo che se il sito è orientato verso il mobile, il nostro amico Google ci darà dei punti in più (site rank). A supportare il concetto mobile-friendly arrivano anche le AMP (Accelerate Mobile Pages, https://www.ampproject.org/, un progetto open source dedicato al web e mobile). Nell'articolo di Davide De Maestri un approfondimento sui plugin AMP dedicati a Wordpress.
  • Keyword semantiche e latenti: LSI (latent semantic indexing keywords), una tecnica di SEO “onpage”, prevede l’utilizzo di parole chiave latenti, ovvero dei sinonimi (delle parole chiave principali) che aiutano a diversificare il contenuto che andremo a creare. Un esempio di come queste parole vengono rappresentate si può fare digitando nella barra di ricerca di Google, che ci darà varie “declinazioni” della parola. I contenuti di qualità sono benefici per il nostro business e va da sé che debbono essere unici, che invoglino gli utenti a condividerli, contribuendo così a creare un pubblico “fedele” al nostro prodotto, marca, ecc. Naturalmente se dovete scrivere dei contenuti SEO-Friendly fatelo fare da un professionista del settore!
  • Meta Description: implementare correttamente i meta tag description del sito (“cosa facciamo, chi siamo, ecc….”) per ogni pagina che si vuole indicizzare. Se si fa su tutte ancora meglio. I tag keyword non vengono quasi più considerati per cui si può tralasciare di compilarli. Ai meta-tag description corrispondono quelle porzioni di testo che visualizziamo nelle SERP, ovvero le cosiddette snippet, sotto al titolo della pagina o del sito.
  • Organizzazione delle URL: pulizia e ordine sono le parole chiave! Meglio una URL tipo www.nomesito.com/web-design-seo che www.nomesito.com/12345566=?reAbc! Ciò influisce su Google e sul punteggio che ci darà. Spesso si vedono siti fatti con CMS e altri linguaggi (joomla!, wordpress, ecc) che riportano link illeggibili oltre che impossibili da ricordare. E poi il cliente si domanda “perché non mi trovano”?
  • Velocità di caricamento del sito web: utilizzare un codice pulito e cercare di mantenerlo tale. Una buona struttura - ma non solo - lo rende più veloce nel caricamento, un sito più veloce a caricarsi (e gradevole da navigare) è più facile che attragga l’utente e ne migliori l’esperienza, ci può dare maggiori possibilità di conversione che a noi tanto interessano. Per controllare la velocità di caricamento si può utilizzare lo strumento Google Page Speed che ci permette di controllare tutti questi parametri e quali migliorie adottare.
  • Protocollo HTTP/2: una delle recenti novità è questo nuovo standard proposto nel 2014 e creato proprio per migliorare e ottimizzare le connessioni nella rete tra siti e architetture web, quindi di migliorarne le performance.
  • Javascript e plugin per CMS: anche per i motivi di cui sopra, evitare di utilizzare troppi script o plugin - nel caso dei CMS - che lo rallentano, o lo rendono troppo pesante. I motori di ricerca non amano un utilizzo esagerato di javascript. Consideriamo anche che in alcune zone del nostro paese la connessione internet ancora stenta a essere molto performante.
  • Informazioni chiare e semplici, sembra banale eh? Diamo all’utente la possibilità di trovare le informazioni che lui cerca senza farlo impazzire e diamogli le istruzioni in pochi passi, per fargli fare ciò che ci chiede o noi desideriamo che faccia.
  • Backlinks abuse: ricordarsi di non abusare di backlinks e soprattutto che siano di qualità, provenienti da siti con un ottima reputazione, e ogni tanto verificare che funzionino.
  • Pulizia del codice: troppo codice inutile impatterà negativamente sulla scansione della pagina da parte dei motori di ricerca, che potrebbero comprenderlo male con conseguenze sulla SEO e sul caricamento dello stesso. Sarebbe buona norma utilizzare file compressi, come accade coi file CSS e Javascript (i cosiddetti “minified”).
  • Flash: sembra strano, ma tanti siti ancora sono basati interamente su Flash, non essendosi aggiornati agli standard odierni, quindi se proprio va utilizzato, che lo si faccia limitatamente.
  • Navigazione semplice, per tutti: con l’avvento del mobile è di prioritaria importanza e di stili idonei da utilizzare ce ne sono moltissimi, come la barra laterale a scomparsa (off canvas menu), l’hamburger (!), la lista, eccetera. L’importante è renderlo gradevole all’utente, con i link alle pagine appropriate e con un occhio di riguardo ai nostri amici motori di ricerca.
  • CSS Sprite: utilizzato specialmente per le icone, raggruppa immagini in una unica, ottimizando così anche il caricamento delle stesse e la leggerezza del file, e riducendo lo stress al server che ospita il sito.
  • Pagine stampabili: un sito web le cui pagine risultano gradevoli e leggibili anche stampate è una cosa molto gradita agli utenti. Quante volte vi è capitato di stampare una pagina tutta scomposta e magari in più fogli? Un esempio lo si trova in molti siti di cucina, per stampare le ricette.
  • Web design reattivo o responsive: dobbiamo cercare di contemplare il maggior numero di risoluzioni possibili, sia per dispositivi mobili sia per computer desktop.
  • Validazione HTML5 + CSS3: un codice validato e quindi che soddisfi gli standard odierni è un punto a favore per il nostro sito web ed è sinonimo di qualità nella produzione del codice.
  • Immagini leggere e ottimizzate (e con il tag alt descrittivo): le immagini debbono essere ottimizzare e alleggerite quanto basta per poter essere caricate e scaricate con facilità sia dall’utente sia dai server.
Queste elencate sono le “best practice” da seguire per realizzare un sito SEO friendly. Chiaramente non tutto si esaurisce qui: numerose infatti sono le pratiche da adottare per posizionare un sito, migliorarne la visibilità eccetera. E il tuo sito è pronto per affrontare la sfida? Se hai ulteriori suggerimenti, postali nei commenti!

17 brevi consigli tecnici per un sito SEO friendly - Webhouse.

Twittami che ti rispondo: arriva la WebHouse Twitter Chat!

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WebHouse Twitter Chat

Anche se qualcuno vede Twitter già spacciato, a oggi è ancora vivo e vegeto. Ho deciso di proporti una Tweetchat di WebHouse su temi che ovviamente riguardano i professionisti del Web. Ma andiamo con ordine: cos'è una Twitter Chat?

Twitter Chat Basics

Una Twitter Chat è una conversazione veloce su argomenti specifici fatta di domande e risposte su Twitter. Ci si da un appuntamento e si inizia la conversazione. Pensala un po' come un evento di settore dedicato, un workshop interattivo dove tu sarai parte rilevante della conversazione.

Dovrai seguire il tag dedicato #WHtalks nel giorno e all'orario che ti dirò più avanti. Saranno poste delle domande segnalate da Q1, Q2, Q3 eccetera, a cui dovrai rispondere usando A1, A2, A3 - a seconda della domanda a cui stai rispondendo - inserendo anche link ai tuoi articoli. Non dimenticare l'hashtag nelle risposte. Il tutto per circa un'ora, dove avrai la possibilità di interagire con noi di WebHouse e altri esperti di settore.

Perché partecipare?

Ci sono almeno 3 buoni motivi per partecipare ad una Twitter Chat, leggere per credere.

  1. Approfondire un tema specifico con professionisti del settore - durante una Twitter Chat si apre un dialogo su buone pratiche, consigli, link di approfondimento sul tema scelto per la conversazione. Si tratta quindi di un modo veloce per approfondire un argomento oppure iniziare a conoscerlo.
  2. Entrare in contatto con esperti e professionisti - un momento per far crescere il tuo network su Twitter. Partecipando a una Twitter Chat puoi conoscere nuovi profili, ma anche metterti in mostra con risposte intelligenti ed essere seguito da nuove persone.
  3. Essere autore del prossimo articolo su WebHouse - mostra le tue competenze, la tua professionalità e conoscenza relativamente all'argomento trattato durante la conversazione. Siamo alla ricerca di nuovi autori e tu potresti essere il prossimo!

La prima #WHtalks

Stiamo ovviamente lavorando per te e non vediamo l'ora di essere su Twitter a lanciare le prime domande. L'appuntamento è per mercoledì 13 Aprile ore 17.30. Dove? Su Twitter ovviamente con @webhouseit e la sua redazione al completo (o quasi).

Il primo argomento sarà Personal Branding per blogger e freelance. Tieni pronti i tuoi articoli o quelli che più ti hanno ispirato, ci sarà di che leggere e parlare!

Ti aspetto!

Twittami che ti rispondo: arriva la WebHouse Twitter Chat! - Webhouse.


Formazione: eventi da non perdere per i professionisti del web

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Eventi WebMarketing 2016

Eccovi una lista di alcuni eventi da mettere in agenda nei prossimi mesi. Ho selezionato una serie di eventi per noi/voi professionisti del web, che trovi ordinati cronologicamente qui sotto e a cui spero di vederti.

Social Media Week Milan, 6-10 giugno, Milano

Quest'anno la Social Media Week sarà a Milano. Una settimana dedicata all'impatto dei social media sulla cultura, sulle imprese e sulla società. Il tema di questa edizione sarà "La tecnologia invisibile. Design, persuasione e dati: cosa c’è dietro il Mobile e i Social Media?". Ti consiglio di seguire la pagina Facebook per gli aggiornamenti sull'evento.

Web Marketing Festival, 8-9 luglio, Rimini

Sarà la seconda edizione di un festival sul Web marketing a 360°: 22 sale, 120 relatori per due giorni di formazione per prefessionisti del web. Qui tutte le informazioni per partecipare.

Festival della comunicazione, 8-11 settembre, Camogli

Un festival dedicato alla comunicazione in tutte le sue declinazioni, che ha visto come guida dell'edizione precedente il grande Umberto Eco. Quattro giorni di laboratori, tavole rotonde, eventi e spettacoli per comunicare. Maggiori informazioni sul sito.

Web Marketing Expo, 30 settembre-1 ottobre, Padova

Un evento sul Digital Marketing con i maggiori professionisti del settore, tutti riuniti sullo stesso palco. Due giorni di formazione, che promettono di essere anche un momento di incontro per professionisti. Sul sito trovate già alcuni dei relatori dell'edizione 2016.

IAB Forum, 29-30 novembre, Milano

Per concludere l'anno in bellezza questo è l'evento dove esserci. Un forum sul mondo della comunicazione interattiva con relatori e workshop d'eccezione. Il sito ufficiale ancora non riporta informazioni su questa edizione, quindi non perdetevi gli aggiornamenti.

Da tenere d'occhio

Ci sono alcuni eventi che ancora non hanno date, ma ci sono alte probabilità che si terranno anche nel 2016. Ti consiglio di segnarti anche questi indirizzi per controllare le date quando usciranno:

Festa della Rete - si tiene generalmente a settembre a Rimini e durante questo evento si consegnano i Macchianera Italian Awards.

SEO Camp - si tiene generalmente a settembre a Napoli. Un evento dedicato al mondo della SEO, SEM, annessi e connessi.

E tu hai altri eventi da aggiungere? Lasciami un commento :)

Formazione: eventi da non perdere per i professionisti del web - Webhouse.

Perché devi diventare un T-shaped Designer

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Tranquillo non è una nuova dieta o un nuovo strano tipo di allenamento dei tricipiti!

Il concetto di competenze a forma di T, o di designer a forma di T, è una metafora usata nel recruitment per descrivere le capacità di una persona nel mondo del lavoro.

Il primo a parlare di questo concetto è stato David Guest nel 1991. Qualche hanno dopo Tim Brown, amministratore delegato della società di consulenza di design IDEO ha ripreso questa idea come metodo per costruire gruppi di lavoro interdisciplinari per i processi creativi.

Ma perché a forma di T?

Secondo questo concetto la barra verticale della T rappresenta la profondità di conoscenze ed esperienze relative a un singolo campo, mentre la barra orizzontale è la capacità di collaborare con esperti di altre aree e di applicare le conoscenze in settori di competenza diversa dalla propria.

Quindi un buon designer ha bisogno di una conoscenza approfondita di un campo, ad esempio un graphic designer conosce la progettazione, la tipografia, la teoria dei colori, i processi di stampa e così via. Ma ha bisogno anche di avere una prospettiva più ampia sul design e su come queste cose si inseriscono nel resto dei processi creativi. Dunque deve conoscere altre discipline correlate come il marketing, il web design o l'ux design ed avere la capacità di interagire con esse.

Lo stesso discorso vale per tutte le altre professionalità che lavorano nel nostro settore.

Ma come? Mi hanno sempre detto di specializzarmi su una singola cosa?

Attenzione, questo non significa che bisogna diventare esperti in tutte le discipline!

Sarebbe impossibile e si rischierebbe di avere una conoscenza limitata di tutto ma non conoscere profondamente niente. La parola chiave che sta dietro questo concetto è la collaborazione.

I progetti a cui lavoriamo oggi sono molto più complessi di quanto non fossero 5 anni fa. Il crescente sviluppo della tecnologia e la nascita di nuove realtà come i social network richiede una costante innovazione ed una gamma di competenze molto ampia.

Per fornire un prodotto di alta qualità, oltre alla capacità di un singolo individuo o di un team specializzato in un'unica disciplina, è necessario collaborare con figure che eccellono in altre discipline, oggi fondamentale per il successo, ed è qui che avere delle competenze trasversali ci è d'aiuto. Facilita l'interazione e la comprensione con le altre figure. Per un programmatore, ad esempio, sarà più facile montare un sito web se il designer che l'ha creato, avendo conoscenze di sviluppo, l'ha impostato rispettando la griglia Bootstrap.

Come posso diventare un T-shaped Designer?

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Purtroppo non tutti i corsi che si trovano al giorno d'oggi permettono di sviluppare delle competenze a forma di T.

Per fortuna internet è una fonte infinita e inesauribile di risorse e nozioni: è quindi possibile acquisire competenze più ampie anche da autodidatta con un po' di studio.

Un'altra idea può essere quella di sviluppare un rapporto di mentoring con un collega o un amico che è specialista nella disciplina che ci interessa, cosa che può migliorare anche la nostra capacità di collaborazione.

E se ti dicessi di diventare a forma di π?

T-PI

Cosa??? A me non è mai piaciuta la matematica! 

Eppure secondo secondo alcuni le competenze a forma di T non bastano più, c'è bisogno di sviluppare competenze trasversali in più di un'area di competenza diversa dalla nostra.

In molti casi questo è il naturale processo di evoluzione nella carriera di un designer,  ovvero si acquisiscono più competenze nel corso del tempo lavorando a progetti nuovi o in diversi settori.

La cosa importante è rendersi conto che l'apprendimento di una nuova abilità non rende la tua abilità principale meno importante, perché le competenze non si escludono a vicenda. Piuttosto arricchisce e da più valore alla tua abilità principale.

Inoltre imparare cose nuove è un modo per rimanere sempre aggiornati e per mantenere sempre accesa la nostra curiosità e passione per il nostro lavoro.

E come diceva il nostro Steve "Stay hungry, stay foolish"

Perché devi diventare un T-shaped Designer - Webhouse.

Buon compleanno Internet: 30 anni e non sentirli!!

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Veramente il titolo non è proprio giustissimo: internet, per come la conosciamo oggi, è nata alcuni anni dopo quel 30 Aprile 1986.
In quella data, il primo computer in Italia (il quarto in Europa) veniva collegato a un’altro computer negli Stati Uniti, a Roaring Creek in Pensilvenya, e apriva un’epoca.

Il 30 Aprile 1986, con quel collegamento, alcuni studiosi del CNUCE, Centro Nazionale Universitario di Calcolo Elettronico (un’acronimo difficile anche da pronunciare) Luciano Lenzini, lo scienziato che fece il progetto, Stefano Trumpy, il direttore del CNUCE che lo avallò, e Antonio Blasco Bonito, il programmatore che collegò il computer di Pisa con quello in Pennsylvania, hanno più o meno inconsapevolmente aperto la strada a una delle innovazioni tecnologiche più rivoluzionarie di sempre.

13043294_1727608450852902_3807919875587901274_nDel resto oggi siamo qui a scrivere, leggere e partecipare anche grazie a quel primo collegamento.
Ho avuto la fortuna di conoscere uno di quei quattro: Stefano Trumpy e sua moglie Laura Abba. Con lei in un viaggio verso Roma, apparentemente durato troppo poco, rimasi affascinato dalle storie della creazione di Internet e del registro.it o del lancio dei primi satelliti europei. Sarei rimasto ad ascoltarla per giorni.

Internet l’ho vissuta dall’inizio, ho avuto il primo abbonamento al primo provider nato nella mia zona (velocità di connessione ridicole), siti impensabili oggi, ma il sentore di avere per le mani qualcosa che rendesse veramente completo quello strumento, che per troppi anni era rimasto legato e isolato ai supporti che riusciva a leggere per avere qualcosa di nuovo da farci o vederci, è stato immediato.
In verità, la potenzialità di una rete di computer l’ho sempre annusata: con il mitico Commodore64 partecipavamo alle prime BBS olandesi con cui ci scambiavamo gli ultimi giochi usciti, (ops forse non si poteva!!!).

Commodore-64-Computer

Poi vennero le chat, le serate passate con il VideoTel nel mio locale preferito, comprando le prime schede telefoniche, furono un passatempo almeno per un paio di inverni. Insomma, la rivoluzione della rete era partita e io me la sono vista e vissuta tutta. All’epoca svolgevo la libera professione in un’altro settore, ma fui uno dei primi in provincia a offrire servizi via web di un certo livello.

Ne avevo compreso appieno le potenzialità, da subito.

Oggi è diventato uno strumento indispensabile nella vita di tutti i giorni.
Provate per un giorno a farne a meno del tutto. Provate solo a cercare un numero telefonico o un indirizzo senza ricorrere a Internet. Dove ho messo l’elenco? Piuttosto, esiste ancora? E se è fuori provincia? Bello eh!
Ovviamente Internet non è solo questo, ma ciò è l’esempio lampante della rivoluzione che ha prodotto. È anche una sorta di NZT (droga rivoluzionaria del film Limitless e della relativa serie, che permette di sfruttare il 100% della capacità del cervello umano!), infatti, oggi siamo abituati a trovarci ogni sorta di informazione, di tutorial, di spiegazione, di ricetta, di ricerca, insomma, tutto.

Purtroppo in Italia siamo ancora molto indietro, anche se tanto è stato fatto e tanto ancora si farà. Il Digital Divide è una piaga che non permette a tutti l’accesso a questo strumento in maniera consona e adeguata. Ed è un peccato, perchè a partire dall’istruzione fino alle startup, nonchè alle aziende tradizionali, è lo strumento per eccellenza per poter crescere e vivere nell’era odierna.

Oggi ricorrono i trent’anni di questa splendida realtà, migliaia gli eventi in programma, se volete vederne la mappa e partecipare ad alcuni, qui li trovate tutti.
Ultima cosa, raccontateci la vostra esperienza con Internet, se l’avete vissuta dall’inizio o se l’avete trovata quando siete nati e come la vivete oggi, ovviamente nei commenti.

Grazie!

Buon compleanno Internet: 30 anni e non sentirli!! - Webhouse.

Personal Branding: quando la rete non basta

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Anche nell'era del digitale e dei social network, gli strumenti tradizionali di marketing non hanno affatto perso la loro efficacia e continuano ad essere un aspetto fondamentale per valorizzare in maniera adeguata il proprio brand e la propria attività aziendale.

Una campagna di marketing di successo deve infatti avvalersi di un sistema integrato di strumenti e di strategie sia online che offline, capace di catturare l'attenzione di un'utenza ampia e diversificata.

Strumenti offline come biglietti da visita, volantini e varie azioni di merchandising indirizzate a valorizzare l'immagine di un prodotto o di un servizio svolgono ancora un ruolo importante nelle campagne pubblicitarie e non possono essere sostituite dal semplice marketing online, con il quale devono invece integrarsi in maniera sinergica per garantire risultati ottimali. Il biglietto da visita è ad esempio spesso il primo modo in cui un cliente viene in contatto con un'azienda e resta ancora oggi un mezzo di comunicazione funzionale ed efficace.

Specialmente se creativi e originali come quelli mostrati in questa galleria, i biglietti da visita sono particolarmente apprezzati dal cliente, capaci di offrire un valido supporto alle politiche di marketing aziendale.  Oltre a contenere il proprio nome e numero di telefono e altre informazioni essenziali i biglietti da visita devono essere in grado di stimolare l’attenzione e imprimere un ricordo indelebile nella mente del potenziale cliente.

Volantini e biglietti da visita possono essere oggi facilmente reperiti online come sul sito della tipografia Flyeralarm e personalizzati in base alle proprie esigenze.

È possibile scegliere tra biglietti da visita doppi o adesivi, con finiture esclusive o realizzati con materie prime rispettose dell'ambiente.

Per i volantini aziendali è possibile spaziare tra un'ampia gamma di formati, colorazioni e materiali, senza mai rinunciare alla professionalità. Se desideri conquistare la tua clientela con un depliant originale e raffinato, contenente la storia del brand o i prodotti principali, potrai ad esempio scegliere di realizzare un volantino su carta profumata, una caratteristica in grado di conferire un tocco di classe in più all'immagine del tuo brand.

In alternativa si possono anche allegare dei coupon che danno diritto a uno sconto su vari servizi. Così si può star certi che il volantino non finirà dritto nel cestino. Dalla cena alla giornata in spa, tutti i servizi possono essere pubblicizzati attraverso uno volantino con allegato un coupon. Si possono stampare entrambi, volantino e coupon, oppure solo volantino scrivendo all’interno un codice sconto.

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Web Marketing Festival 2016: innovazione e digitale

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web marketing festival 2016

L’8 e il 9 luglio non prenderti appuntamenti. Anzi, solo uno: al Palacongressi di Rimini!
Proprio così: torna anche quest’anno un evento di enorme successo che punterà l’attenzione dell’edizione 2016 a innovazione e digitale.

Perché partecipare al Web Marketing Festival?

I motivi sono tanti.
Il primo: è un evento tutto italiano, ma che coinvolge il mondo, con relatori e partecipanti che arrivano anche dall’estero per (ed ecco un altro motivo) interventi legati a una formazione su Web Design, Social Media Marketing, Content Marketing, Marketing Turistico, SEO e Mobile Marketing.

E poi?

Alla terza edizione del Web Marketing Festival avrai a disposizione i 38mila metri quadrati del Palacongressi per scegliere tra 22 sale e 120 relatori, che parleranno di digital marketing con interventi base e avanzati.

Chi può partecipare al festival?

Un sacco di persone, ma per essere precisi ti informiamo che il Web Marketing Festival si rivolge a freelance e dipendenti, direttori marketing e amministratori delegati, studenti, appassionati e blogger, aziende, agenzie e startup.

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Tra le tante novità, un match per creare occasioni e opportunità!

Hai capito bene, quest’anno al Web Marketing Festival ci sarà il Digital Job Match, un’area dedicata all’incontro tra domanda e offerta per le Professioni Digitali. E certo, con una domanda che secondo i dati statistici aumenterà del 30% nei prossimi anni, i posti di lavoro devono adeguarsi al numero, giusto?

Tornano anche i WMF Awards, i Premi del Web Marketing.

Durante l’evento una giuria di esperti decreterà i tre vincitori tra aziende, influencer, enti e istituzioni che si sono distinti nella creazione di campagne originali ed efficaci di digital marketing.

A proposito, c’è una promozione per te!

Se acquisterai il biglietto del Web Marketing Festival entro il 31 Maggio, per te l’entrata sarà di soli 99 euro più IVA, oltre alla possibilità di scegliere 3 video tra i tanti proposti qui e che potrai guardare quando vorrai!

Vuoi l’ennesimo motivo per partecipare al Web Marketing Festival?

“La scorsa edizione è stata un gran successo, non solo per noi, ma per tutto il settore. Coniugare più mondi, farli interagire con l’obiettivo di creare valore non solo per il contesto di riferimento, ma soprattutto per la società, vuol dire andare oltre il Web Marketing e il mondo digitale. Quest’anno vogliamo che il Festival sia un evento che faccia del Digital Marketing uno strumento non solo di promozione, ma soprattutto di Social Innovation per il nostro Paese e possiamo riuscirci lavorando tutti insieme. Grazie a tutti coloro i quali stanno collaborando e lavorando alla costruzione di questa nuova edizione” afferma Cosmano Lombardo, Chairman del Web Marketing Festival.

Non possiamo che credergli sui fatti: ti aspettiamo al Palacongressi di Rimini Via della Fiera 23, a Bologna, l’8 e 9 luglio dalle 9.00 alle 19.00!

Ah, ci saremo anche noi di WebHouse, non mancare!

Per informazioni:
www.webmarketingfestival.it
051-0951294
info@webmarketingfestival.it

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